LEGGENDE METROPOLITANE. Parte 1) Il Buon Ernesto

Stamani, come del resto tutte le altre mattine, il buon vecchio Ernesto [nome di fantasia, ndA] sale sulla metro A intorno alle ore 12:30.
Non pienamente certo che il mezzo lo porti verso la sua destinazione, pone il suo interrogativo ad un’anziana signora seduta al suo fianco:

-SIGNO’! ANAGNINA?? ANAGNINA?????

La signora, evidentemente turbata dalla prepotenza di Ernesto, annuisce, sospira e se ne va.
Ma al nostro eroe basta guardare davanti al proprio naso per trovare un’altra vittima da importunare.
La malcapitata, che chiameremo Sandra, è una giovane donna che si contraddistingue per la sua cresta rosso fuoco e le centinaia di piercing sul viso.

-AOOO! AOOOOOOO! AOOOOOOOOOOOO! MA TE CHE SEI? SEI PANKE? SEI EMO?

Si domanda Ernesto ad alta voce, e, senza però ricevere alcuna risposta, si accende sconsolato una sigaretta.
Un vigile del fuoco, che ha assistito all’intera scena, spinto da un forte sentimento di giustizia prende posto vicino alla povera Sandra, ed intima Ernesto a spegnere la sua sigaretta.
Rendendosi forse conto della gravità del suo gesto, Ernesto obbedisce.
Ma è un uomo fuori dagli schemi, non segue le regole, gli piace far ridere la gente.. e non si può non volergli bene. E quando, prima di abbandonare il mezzo, il paladino della giustizia gli raccomanda maternamente di comportarsi bene, Ernesto esclama:

-FORZA ROMA, FORZA LUPI. PìS (indicante l’inglesismo PEACE)

Ora che ha conquistato i cuori di tutti i passeggeri del vagone, Ernesto può finalmente fumare in santa pace. O quasi.
A distrarlo infatti, è un’altra giovine donna che, ignara di tutto, prende posto davanti a lui.
Ernesto è incuriosito da questa strana creazione di Dio e la fissa intensamente. Chissà quali e quanti interrogativi si è posto in quel breve frangente di tempo. Ma all’improvviso, nella sua testa si fa tutto più chiaro:

-TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA.

Ripete incessantemente l’impavido Ernesto.
Siamo quasi giunti a destinazione. Spenta la sigaretta sul pavimento, il nostro protagonista non trova pace. Inizia a starnutire come se non ci fosse un domani, ovviamente senza mettere la mano davanti alla bocca come gli ha insegnato mammà (risparmio i particolari ai più facilmente impressionabili).

Anagnina. Tutti giù.
Ernesto, io non ho idea di chi tu sia, ma il tragitto in metro non è mai passato così in fretta.