L’Evoluzione della Comunicazione nel Teatro Europeo

Vi presento la mia tesi di laurea, dal titolo l’Evoluzione della Comunicazione nel Teatro Europeo.

Ho analizzato l’evoluzione della lingua del teatro nel corso dei secoli, partendo dalla nascita del Teatro occidentale per poi arrivare alle esperienze drammaturgiche e linguistiche di quattro importanti figure delle scene italiane e internazionali del Novecento: Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo, Dario Fo e Carmelo Bene. L’obiettivo del mio lavoro è dimostrare che grazie al Teatro, le barriere linguistiche cessano di esistere.

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L’Evoluzione della Comunicazione nel Teatro Europeo

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LEGGENDE METROPOLITANE. Parte 2) L’infermier Montanari

Ciò che mi è successo oggi lo racconterò in prima persona, dal momento che ho avuto l’onore di parlare con questo strano personaggio che si è messo seduto vicino a me.

Dopo aver fatto un ingresso non molto trionfale, ed esser rimasto in equilibrio precario per l’elevata velocità del mezzo, l’infermier Montanari, di anni 51, trova finalmente un posto a sedere vicino alla sottoscritta.

-E PUNTURE SO’ DIFFICILI DA FARE

Mi confessa l’infermiere ancor prima di essersi presentato. La prima cosa che noto è che ha difetti di pronuncia, pertanto sappiate che prima di comprendere ciò che diceva, mi sono dovuta far ripetere le cose più volte.

  • Che punture ti sei fatto?
  • NON L’HO FATTE, LE FACCIO IO! SO’ NFERMIERE!
  • Dove?
  • AAAAA…. SAN GIOVANNI. COMUNQUE PIACERE MARCO.

L’esperto non sembra più interessato a parlare della sua carriera, e si butta sul personale. Dopo avermi chiesto che cosa facessi nella vita, perché, dove, quando come e chi, mi parla del suo amore.

  • ANCHE LA MIA FIDANZATA HA 51 ANNI. LEI PERO’ NON SI METTE LA GONNA COME TE PERCHE’ SE VERGOGNA, PERO’ SE METTE STIVALI FINO AL GINOCCHIO E CALZE PESANTI (che io, in quel momento, indossavo.) TRA UN ANNO CI SPOSIAMO. PERO’…. NUN CE VIENE MAI A CASA MIA. ME DA SEMPRE BUCA
  • Eh! Ma ora che vi sposate ci dovrà venire!
  • EH SI. COSI’ FACCIAMOALL’AMOREFACCIAMOIFIGLI. EVVAI.

Tuttavia l’infermier Montanari è ancora interessato a scoprire più su di me.

  • TU DOVE ABITI? IO ABITO A SHRAHA (nonostante me l’abbia ripetuto 50 volte non ho capito) AL TERZO PIANO, COME MI FRATELLO, SOLO CHE LUI E’ SCALA I E IO SO SCALA M. TU A CHE PIANO STAI?
  • ….. (??????)
  • AH MA CE L’HAI FIDANZATO?
  • Eh si!
  • E CHE FA?
  • … E’ un pugile!
  • IO C’HO PAURA. MA TE STA A ASPETTA’ SU? IO ALLORA NUN SALGO, TU VAI CHE SE POI ME VEDE CO TE POI ME MENA CHE E’ GELOSO CHE STAVO CO TE.

Il simpatico teatrino ha coinvolto tutti i passeggeri nelle vicinanze, ed in particolare il pubblico femminile. Una donna asiatica, piegata in due dalle risate, dice la sua:

-Hahahaha!!! scappa scappa! ahahahaha!!

– E INVECE TUO MARITO CHE FA?

Con un brusco e inaspettato passaggio, dall’essere divertita la donna rivolge all’infermier Montanari uno sguardo più imbruttito di quello che c’ha il maestro Miyagi, e risponde:

-KA RA TE.

Marco fa finta di non aver sentito, e chiede ad un’altra donna nelle vicinanze

-E IL TUO?

-Krav Maga!

-AH JUDO.

-Krav Maga!

-JUDO SI HO CAPITO. VABBE’ IO ASPETTO CHE ANDATE, POI SALGO PURE IO CHE SENNO’ NUN C’ARIVO A CASA. COMUNQUE NUN PIATE ER 20 CHE E’ SEMPRE PIENO.

E alla fine, l’infermier Montanari aspettò per davvero che le tre donne con i mariti più più feroci del west se ne andassero, per poter salire le scale.

LEGGENDE METROPOLITANE. Parte 1) Il Buon Ernesto

Stamani, come del resto tutte le altre mattine, il buon vecchio Ernesto [nome di fantasia, ndA] sale sulla metro A intorno alle ore 12:30.
Non pienamente certo che il mezzo lo porti verso la sua destinazione, pone il suo interrogativo ad un’anziana signora seduta al suo fianco:

-SIGNO’! ANAGNINA?? ANAGNINA?????

La signora, evidentemente turbata dalla prepotenza di Ernesto, annuisce, sospira e se ne va.
Ma al nostro eroe basta guardare davanti al proprio naso per trovare un’altra vittima da importunare.
La malcapitata, che chiameremo Sandra, è una giovane donna che si contraddistingue per la sua cresta rosso fuoco e le centinaia di piercing sul viso.

-AOOO! AOOOOOOO! AOOOOOOOOOOOO! MA TE CHE SEI? SEI PANKE? SEI EMO?

Si domanda Ernesto ad alta voce, e, senza però ricevere alcuna risposta, si accende sconsolato una sigaretta.
Un vigile del fuoco, che ha assistito all’intera scena, spinto da un forte sentimento di giustizia prende posto vicino alla povera Sandra, ed intima Ernesto a spegnere la sua sigaretta.
Rendendosi forse conto della gravità del suo gesto, Ernesto obbedisce.
Ma è un uomo fuori dagli schemi, non segue le regole, gli piace far ridere la gente.. e non si può non volergli bene. E quando, prima di abbandonare il mezzo, il paladino della giustizia gli raccomanda maternamente di comportarsi bene, Ernesto esclama:

-FORZA ROMA, FORZA LUPI. PìS (indicante l’inglesismo PEACE)

Ora che ha conquistato i cuori di tutti i passeggeri del vagone, Ernesto può finalmente fumare in santa pace. O quasi.
A distrarlo infatti, è un’altra giovine donna che, ignara di tutto, prende posto davanti a lui.
Ernesto è incuriosito da questa strana creazione di Dio e la fissa intensamente. Chissà quali e quanti interrogativi si è posto in quel breve frangente di tempo. Ma all’improvviso, nella sua testa si fa tutto più chiaro:

-TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA. TROIA.

Ripete incessantemente l’impavido Ernesto.
Siamo quasi giunti a destinazione. Spenta la sigaretta sul pavimento, il nostro protagonista non trova pace. Inizia a starnutire come se non ci fosse un domani, ovviamente senza mettere la mano davanti alla bocca come gli ha insegnato mammà (risparmio i particolari ai più facilmente impressionabili).

Anagnina. Tutti giù.
Ernesto, io non ho idea di chi tu sia, ma il tragitto in metro non è mai passato così in fretta.

I Racconti Quotidiani. 2) LO SCIROPPO SEDATIVO

Da qualche giorno ho la tosse e per disperazione ho comprato uno sciroppo sedativo. Mi ha salvato la vita perché finalmente riesco di nuovo a parlare senza strozzarmi.

Purtroppo ha un’unica controindicazione: rincoglionisce. Da morire.

Alle tre di questa notte ho avuto un improvviso attacco di tosse. La voglia di non alzarmi dal letto era talmente forte che per buoni dieci minuti mi sono autoconvinta che sarebbe passato presto.

Ovviamente, così non è stato.

Con un occhio chiuso ed uno aperto vado in cerca dell’amato sciroppo, sepolto da qualche parte nella mia borsa.

Lo trovo.

Lo apro.

-“Caz**! Non ho il cucchiaino. Vabbè, uso il tappo.”

Ora. Considerate che salvo la torcia del telefono, le luci erano spente. Vedevo poco e niente.

Le dosi sono di 3 cucchiaini ogni sei ore. Ma io, al buio, strozzata dalla tosse e accecata dal sonno… come facevo a regolarmi?

Mentre lo verso, lo sciroppo appiccicoso straborda dal tappo e cade a terra, macchiando sia il pavimento sia un paio di malcapitate scarpe da ginnastica.

Ripeto l’operazione.

Continuo a far cadere sciroppo da tutte le parti.

-“Spero che almeno ora mi passi.”

Ripulisco maldestramente le zone colpite dalla sostanza e mi butto a letto.

Buio.

E’ mattina.

Con un occhio chiuso e l’altro pure vado in cerca dell’amato caffè.

Lo trovo.

Svuoto la moka e tutta l’acqua residua cade nel secchio.

-“Ma perché sono così rinco stamattina?”

Ci penso un attimo. Certo, non sono mai brillante la mattina e a maggior ragione senza caffè, ma non capisco perché oggi non riesco neanche a mettere un piede davanti l’altr….

AH. HO PRESO IL DOPPIO DELLE DOSI DI SCIROPPO SEDATIVO.

Bene. Mi aspetta un venerdì pieno di vitalità.

Buon week-end a tutti!

Io vado a farmi un altro caffè…

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I Racconti Quotidiani. 1) AL BAR

 

8 di mattina. 26 gradi. Caffè. Money dei Pink Floyd in sottofondo.
A spezzare la poesia di tutto ciò arriva il
CONDUCENTE ATAC, che esclama: AO, MA QUESTI ‘NSO I DOORS?

Il mondo si ferma per un istante .
Io quasi mi rovescio il caffè addosso, altri piangono e addirittura, qualcuno propone di farlo giocare a mosca cieca da solo su via Tuscolana.

“NO, SO I DIK DIK! PORTATELO VIA! ”
La voce del COLTO BARISTA ci riporta alla realtà .
Oggi, il CONDUCENTE ATAC è vivo solo grazie a lui, ma la prossima volta chi lo salverà ?

DISAVVENTURE CASALINGHE (Parte 2)

Per giorni ho avuto la certezza che il topo fosse andato via. Morto. Stecchito. Fuggito. Insomma, credevo che ormai fosse solo un lontano ricordo… e invece mi sbagliavo.

Il mio sarà un intervento veloce, poiché non ho nessuna intenzione di impressionare i più deboli di cuore.

Per farla breve, ieri lo abbiamo stanato. E’ stata una battaglia impegnativa, ma per fortuna senza spargimento di sangue.

IL TOPO HA ABBANDONATO LA CASA.

Oggi si festeggia. Ma restiamo sempre all’erta. Abbiamo vinto una battaglia, non la guerra.

A.L.S.

DISAVVENTURE CASALINGHE (Parte 1)

Torno a casa la mattina presto, dopo un paio di giorni passati fuori. Mi preparo un caffè, saluto mio fratello che va al lavoro e mi butto sul divano a leggere.

L’oziosa e piacevole mattinata viene interrotta dalla chiamata di mia madre:

-Ariela, ieri sera in cucina c’era un topo. Ho lanciato un urlo e per poco a tuo fratello non gli prendeva un infarto. Non sappiamo se è uscito, comunque si era nascosto sotto il forno.

PANICO.

Avete presente 1984 di Orwell ? La stanza della tortura in cui viene rinchiuso il povero Winston che ha la fobia dei topi?

Ecco, il livello di terrore è più o meno quello, quindi cercate di capirmi.

Esco fuori in giardino e cerco un modo per risolvere la situazione.

Ripenso con disgusto al momento in cui ho preparato il caffè, ignara del fatto che IL TOPO potesse trovarsi proprio accanto ai miei piedi. Ripenso a mio fratello che stamattina non mi ha detto nulla. Ripenso ai momenti di tranquillità sul divano. La quiete prima della tempesta.

IDEA!
ILARIA!!!!!

Ilaria, oltre ad essere una mia cara amica, è anche un’amante dei roditori. Non so quanti cincillà e topastri vari abbia in casa.

Le scrivo. Accetta la sfida.

Ora sta preparando una trappola e verrà presto a salvarmi.

Anche perché, finché il topo non se ne va, io a casa non ci rientro.

Spero che la seconda parte del racconto si concluda con un bel lieto fine. Sia per me, che per Ilaria, che per l’udito dei miei vicini di casa.

Con terrore,
A.L.S.